Fratture da osteoporosi

Fratture da osteoporosi


Le fratture porotiche sono fratture vertebrali secondarie all’osteoporosi. Colpiscono soprattutto le donne nel periodo successivo alla menopausa. L’osteoporosi può anche dipendere dall’uso prolungato di cortisone.

Epidemiologia

L’osteoporosi è una patologia estremamente diffusa nella popolazione generale, in particolare nelle donne nel periodo successivo alla menopausa. Questo è dovuto ad un cambiamento dell’assetto ormonale che induce una variazione del metabolismo dell’osso.

L’osso va incontro ad una progressiva demineralizzazione con l’impoverimento di parte della sua componente strutturale (osso spongioso) e sottoposto a carichi banali può cedere e rompersi.

Classicamente le fratture da osteoporosi si localizzano a livello del corpo vertebrale (dette fratture somatiche) che è la parte della vertebra che sostiene la maggiore sollecitazione meccanica.

La vertebra tende pertanto ad assumere una forma di cuneo (cuneizzazione), poiché spesso la sua componente più anteriore (muro anteriore) subisce una riduzione di altezza superiore alla sua componente posteriore (muro posteriore), quindi vista lateralmente la vertebra assomiglia ad un cuneo. Questa situazione induce una deformità della normale curvatura della colonna vertebrale (cifotizzazione), che essa stessa è causa di dolore. Nei casi più gravi la vertebra può schiacciarsi a tal punto da dive tare un a vertebra piatta, detta vertebra plana.

Clinica

I sintomi della frattura vertebrale da osteoporosi includono:

  • Dolore locale al rachide ed irradiato agli arti inferiori/superiori
  • Deficit sensitivo agli arti inferiori/superiori
  • Deficit motorio agli arti inferiori/superiori

La frattura da osteoporosi si manifesta con un dolore intenso e acuto a livello della vertebra fratturata, che può condizionare, se non trattato adeguatamente, una situazione di dolore cronico. Talvolta il dolore può irradiarsi alle braccia (nel caso di fratture dorsali) o ai fianchi nel caso di fratture lombari. Poco frequenti sono le fratture cervicali, poiché il, collo sopporta un minor carico rispetto ai segmenti inferiori della colonna. Il dolore generalmente compare dopo uno sforzo fisico anche banale o un trauma minore.

Diagnosi

La diagnosi viene fatta con la radiografia standard e successivo esame TC per valutare nei dettagli le caratteristiche della frattura. La RM può aiutare a definire il grado di interessamento infiammatorio dell’osso (iperintensità in STIR) che può essere importante nella successiva pianificazione terapeutica.

È fondamentale definire inoltre il grado di mineralizzazione dell’osso e questo viene fatto con una MOC (mineralometria ossea).

  • RX del rachide. È un esame standard che valuta la presenza della frattura o cedimenti somatici nell’immediato. Difficilmente è in grado di datare la frattura.
  • TC del rachide. La TC mirata sul segmento di interesse consente di datare la frattura (recente o cronicizzata) e di definire nel dettaglio quali parti della vertebra sono interessate.
  • RM del rachide. La risonanza magnetica è l’esame di completamento per la valutazione di una frattura da osteoporosi. Essa consente di valutare lo stato di infiammazione dell’osso o fratture non altrimenti identificate con gli esami precedenti.
  • MOC. La mineralometria ossea, permette di valutare il grado di mineralizzazione dell’osso e graduare la gravità dell’osteoporosi/osteopenia.

Una volta accertata la diagnosi le opzioni terapeutiche sono molteplici.

Terapia

L’approccio terapeutico alle fratture vertebrali da osteoporosi è multimodale e va valutato caso per caso dallo specialista neurochirurgo. Forme lievi possono giovarsi di riposo, posizionamento di un bustino (ortesi) e terapia medica conservativa. Ulteriori alternative sono le infiltrazioni.

La terapia medica si avvale dell’utilizzo di anti-infiammatori, miorilassanti, e farmaci per il reintegro minerale (ad esempio alendronati) che devono essere prescritti da uno specialista delle malattie metaboliche dell’osso nell’ottica di un approccio integrato e multidisciplinare con il neurochirurgo. I farmaci per la terapia del dolore devono invece essere necessariamente prescritti dallo specialista neurochirurgo, dopo un’attenta valutazione del caso.

Alla terapia medica generalmente si associa l’utilizzo di un’ortesi (busto). Anche in questo caso l’indicazione al suo utilizzo e la selezione del dispositivo più adatto viene data dallo specialista neurochirurgo.

Le infiltrazioni peridurali, cosi come le infiltrazioni di punti trigger (punti grilletto che scatenano il dolore), dei processi articolari, le infiltrazioni peri-radicolari o foraminali sono tutti approcci da considerare. Il Dr. Gagliardi ha esperienza in merito anche a queste tecniche, avendo frequentato corsi specifici all’estero.

L’approccio della terapia del dolore (approccio palliativo) è da considerarsi nel caso di pazienti anziani con tante patologie (comorbidità). Essa include l’utilizzo di un approccio farmacologico dedicato. Anche in questo caso l’indicazione va data dallo specialista neurochirurgo.

I casi più gravi possono necessitare di interventi percutanei di vertebroplastica o cifoplastica e in casi estremi di interventi chirurgici di stabilizzazione vertebrale (artrodesi) per il ripristino della stabilità della colonna e la correzione di eventuali deformità.

Prognosi

Le fratture porotiche hanno generalmente una prognosi buona, ovvero vengono trattate efficacemente dalle terapie ad oggi disponibili. È raro che inducano dei danni neurologici maggiori. Tuttavia è necessario selezionare l’approccio terapeutico più adeguato che deve tenere necessariamente in conto non solo le caratteristiche della patologia, ma soprattutto le caratteristiche del paziente. In particolare è fondamentale impostare una terapia del dolore mirata e assicurare il supporto meccanico adeguato alla colonna vertebrale. Il consiglio è di rivolgersi a neurochirurghi e centri specializzati.

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